Cronache di una ragazza del ’28 è frutto della fantasia: nomi di personaggi citazioni o luoghi non hanno alcun riferimento con la realtà. Gli accadimenti storici sono stati romanzati. La protagonista è Cecilia Casati detta Ceci, una ragazzina di Milano sfollata a Fara Gera D’Adda.
Cronache di una ragazza del ’28 è la trascrizione letteraria dei temi e del diario di Cecilia.
Cronaca n.1
“Il fiume dall’alto sembrava la fiumara Precariti[1] ma il sole di Dagabur non era una scorza d’arancia. Quel cielo aveva uno strappo traverso e per estensione fatale. L’aereo fu colpito; il pilota calabrese[2] riuscì a planare ma si trovò vivo dentro la più profonda delle scavature: l’inferno delle sue torture. La sua sorte fu macabra e cruenta. Era in missione, in un volo di ricognizione su Dagabur. Non ci pensava nemmeno che non sarebbe rientrato per il rancio”.
Leggo spesso libri commoventi; storie di guerre e di soldati e resto in sospeso, ore e ore, avvinta dalle parole. A volte, piango per la crudezza della fine. Ma leggendo la mia mente si arricchisce e mi faccio una mia idea su ciò che accade.
In guerra perdono tutti. Ci sono le madri che piangono i figli, su entrambe le barricate, i soldati non hanno alternativa.
Partono con la speranza di un ritorno. Non tutti – ho scoperto – sono militari per mestiere, molti sono obbligati a partire (le leggi oggi sono severe e c’è perfino la pena di morte per i disertori). Combattono, contro altri giovani lanciatigli addosso da ordini superiori, come le bombe. Alcuni miei amici sono partiti per il fronte: Bartolo, Attilio e perfino il figlio dei Casati, i miei vicini di casa di Milano, io non so più nulla di loro, potrebbero già essere ossa su ossa, o mucchi dispersi di carni straziate.
La pace è un’illusione
Non so cosa farò finita la guerra, mi piacerebbe tornare a Milano e aiutare il babbo nel suo lavoro; e poi un giorno “mettere su famiglia” come dicono i grandi.
Siamo sfollati per rifugiarci dai bombardamenti.
Nella scrittura trovo piacimento, mi sento viva in una dimensione diversa. Nelle mie cronache, mi sento al riparo, protetta da un guscio inviolabile. Mi chiudo nel silenzio della scrittura o della rilettura e mi svelo a me stessa: è immateriale quello che accade ma lentamente mi trasforma.
“Se solo puoi pensare” mi dico “sei salva” in ogni situazione. Ma il vero rifugio è nei libri. La lettura ferma la macina della mente, esclude la paura, e distrae persino la fame.
La fantasia e l’immaginazione sono esperienze della mente, sono l’artifizio, per portarsi lontano dall’orrore, un ideale di libertà.
Papà dice: “La lettura è la leva del sapere” e altre cose intelligenti. A me dice sempre: “Chi ha fretta, vada adagio”.
Ma questa è un’altra cronaca.
La Ceci
Cronache di una ragazza del’28: note a piè di pagina.
[1] Fiume di Placanica
[2] Tito Minniti, eroe di guerra morto nella guerra di Etiopia