BOW WINDOW, romanzo a puntate sul mio blog
New York ha un organo nel soprassuolo
Ha un’accelerazione nel tempo, nei rumori, nei colori. Milioni di scarpe, di voci. I clacson, le sirene, un elicottero; da un angolo di mondo le note un violino e un martello pneumatico. È tutto così surreale, a New York, tutto così ordinario.
Il peso del rumore lo senti fin dentro la mente, e non credi sia più possibile il silenzio.
«Permesso, permesso».
Vanille tentò un varco tra i pedoni.
«Hey tu!».
«Che modi».
«Mi scusi, mi scusi».
Un dito medio alzato, uno sputo per terra. Uno spintone.
«Mi scusi, ho detto».
La pasticceria di Yvette era a due isolati dall’ufficio. Vanille non rincasava mai, il venerdì sera, senza i dolci per Kevin, il figlio di Hope, la sua vicina di casa. Vi era cura e grazia nelle confezioni di Yvette. Nastri colorati, gocce di zucchero, stecche di liquirizia, petali, semi, e una variazione infinita di forme e colori. Mai uguali.
Vanille arrivò trafelata. Yvette stava per chiudere.
«Che ti succede? Pensavo non arrivassi più».
«Giornata difficile oggi in agenzia. Ho un garbuglio di pensieri e mi sono intossicata con una discussione».
«Non è da te».
«Credo di essere stressata. Lo sai che quando non avverto empatia mi innervosisco. Un mio autore ha fatto una cosa sgradevole e non me ne capacito».
«Ti ha fatto delle avance? È stato inopportuno?».
«Sì, inopportuno».
«Non esistono più le buone creanze a questo mondo?».
«Inopportuno per sua opportunità. Non si tratta di avance, Dio me ne scampi e liberi! È un signorotto sposato con tanto di sigaro appeso alle labbra. Ma ha fatto una cosa surreale che mi ha spiazzata».
«Cosa ti do?».
«Ciambelle fritte, barrette di caramello salato e tre fette di torta ai lamponi. Hope stasera fa un esperimento di pizza. Nel caso andasse male abbiamo di che sfamarci e io di che addolcirmi».
«Non ci pensare, lunedì affronterai tutto con meno stanchezza».
«Sarò ancora contrariata. Io non accetto che si rovini un manoscritto per un capriccio, indebolendo il senso dell’opera! Non è follia costruire e poi distruggere ciò che si è costruito? È sadico dare forma e sostanza a delle anime e poi rinnegarle. Non trovi?».
Yvette la interruppe porgendole il pacchetto. Vanille sorrise, consapevole che in quella confezione, rifinita con stelle di marzapane e stecche di cannella legate con fili di erba saetta, c’era la cura necessaria, la gratificante disintossicazione.
Yvette aveva del talento. Sembrava intuire gusti e guasti e comprendere ciò che serviva alle anime, più che ai palati.
Sapeva ingentilire una serata storta con la maestria che erano state già di sua madre e di sua nonna prima ancora.
Dalla pasticceria di Yvette si usciva con un tocco di gentilezza e un tempo rallentato per i pensieri.
Vanille tornò a ingrossare la corrente umana.
Il traffico a New York è fin dentro alle ossa, e non credi sia possibile il riposo; il traffico a New York è una fatica.